La scuola pubblica: la amo, quindi cambiatela per piacere. 

Perché una comunità decide di mettere su un servizio pubblico di istruzione? Perché ci sono un mucchio di adulti a cui trovare lavoro? Acqua. Perché pensa che sia importante offrire un’istruzione di qualità a tutti i bambini/ragazzi? Fuochino. 

Ecco, adesso però mi spiegate perché invece la scuola è tutta organizzata su misura delle esigenze e dei diritti degli adulti che ci lavorano, e non dei bambini/ragazzi che ci studiano.

Perché tutte le proteste, alla fine, cascano sempre lì, sempre. Certo, ci sono un sacco di discorsi sull’equità sociale e bla bla bla, ma dove davvero  ci si arena è sui contratti, i tempi, i luoghi, il lavoro. 

Facciamo un esempio: tu sei insegnante e hai chiesto aspettativa. È legittimo, magari avevi delle ragioni importanti. Infatti puoi averla. Ma ti pare ragionevole che quando rientri tu abbia diritto a rientrare proprio in quella classe, in quella scuola? No, perché magari quei bambini/ragazzi hanno iniziato un percorso con un altro insegnante. E se la scuola è fatta per loro e non per te, il loro diritto alla continuità didattica DEVE essere prevalente rispetto a OGNI diritto tuo. Che va tutelato, santinumi, certo. Ma solo DOPO. 

Ecco, quando io sentirò una protesta degli insegnanti che affronti questi nodi (e magari l’introduzione di valutazioni indipendenti sull’operato dei docenti… Che non è mica una roba vessatoria, è che un’insegnante di italiano che per riconoscere un endecasillabo deve contare, o uno di inglese che non fa sentire le acca, sono cose brutte. Ma brutte che non si può sopportare. E vogliamo parlare deglinorari? No, perché non puoi dire che le tue ore di lavoro non sono solo quelle fatte a scuola e poi dire che ti aumentano l’orario se ti chiedono di starci di più, è proprio logica da asilo, eh), io prometto che userò il mio tempo libero per combattere con voi. Scenderò in piazza, farò di tutto. 

Davvero. Perché io alla scuola pubblica ci tengo, e ci ho incontrato insegnanti meravigliosi. Di cui però ci si ricorda facilmente, perché erano luci in un deserto di mediocrità. E riformare un servizio vuol dire non doversi affidare alla casuale eccellenza del singolo, è facile, dai. 

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