Come al solito.

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”
(Gv, 15,13)

Come al solito, il vangelo sbaglia.

Cioè, ok, dare la vita per i propri amici è un gesto importante, figuriamoci, grazie del pensiero eh.

Tuttavia…

Io un amore più grande di quello l’ho visto eccome.

È l’amore di M, che era ridotta male male male quando ha partorito Pise, tanto che hanno dovuto togliergliela di corsa e tenerla in ospedale, e poi è arrivata in Affido Familiare qui.

E lei, M, ha attraversato ancora altri abissi, altri inferni senza via d’uscita, fino a trovarla invece, la via d’uscita, ma troppo tardi, quando ormai Pise era qui da sempre, un sempre che non si poteva più spezzare, e il Tribunale dei Minori aveva disposto l’adozione.

E io sono imbarazzato a parlarne, perché sono il papà (affidatario? adottivo? io dico papà e basta), ma eccolo, un amore ben più grande che farsi ammazzare per amore: lasciar andare chi ami di più al mondo, per amore.
Dover pronunciare davanti al mondo quella che avevi giurato sarebbe stata la tua sconfitta, la tua morte.
E darle il nome di “amore”.

Fare la cosa che ti uccide il cuore, perché sai che è il vero gesto d’amore.

Mettere te stessa nella condizione di farti giudicare, condannare.

È per questo che quando il Tribunale aveva chiesto la disponibilità all’adozione, qui la risposta è stata:
«Certo, ma solo se M vuole, e solo se non c’è neanche l’ombra della chance che questo la riporti nell’inferno. Se c’è anche solo una possibilità remota, no».

E invece.

E no, non c’è la chiosa sagace. Sono felice e sono dilaniato. Amo Pise più forte di quanto sia capace il mio stesso cuore, ma il bene che voglio a M non è da meno, e l’amore che ha offerto a sua figlia è qualcosa che non mi fa respirare.
E il dolore che quell’amore le infligge è insopportabile persino per me che ne sono al riparo.

Tutto qua.

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